mercoledì 22 maggio 2013

Ciao Don Gallo, smisurato come le tue preghiere concrete

Riflettevo sul quello che rende ‘grande’ un uomo e mi sono trovata in difficoltà, abbagliata da questo mondo che mischia la grandezza con il ‘fare carriera’ e lo spessore umano con ‘l’arrivo’. Non so di preciso che cosa renda grande una persona ma, di sicuro, un grande uomo non necessita di paragoni per essere descritto, non necessita di vedere il suo nome accostato a quello di qualcun altro perché risulta difficile trovare persone simili, persone da mettere l’una accanto all’altra senza sembrare sproporzionate.

Oggi che Don Gallo se n’è andato ho rafforzato una convinzione, non trovando nessun paragone da cucirgli addosso. Don Gallo appartiene a quella schiera di persone ‘smisurate’ che non hanno bisogno di essere paragonate a nessuno perché niente è in grado di definirli se non facendogli un torto. Era unico, semplicemente, e non c’è bisogno di aggiungere altro senza scadere in un elenco infinito di piccoli aneddoti, grandi gesti e parole immense come quelle raccolte nelle pagine dei suoi libri o custodite nei cuori dei testimoni del suo amore.

Era la comprensione dell’errore non la sua condanna. Faceva parte di una ‘Chiesa Santa’ ma era il primo ad evidenziare la ‘Chiesa Peccatrice’, quella che ti appioppa il peccato originale dalla nascita ma è incapace di ammettere i suoi limiti. Aveva braccia grandi per raccogliere tutti, senza croci d’oro al collo ma con un cuore robusto. Ingenerava un’immediata e automatica simpatia negli esseri umani senza dire o fare qualcosa di preciso. Don Gallo non ti doveva per forza mandare in paradiso come diceva De Andrè, suo compagno e amico. Non era votato alla santità ma in costante ricerca dell’essere umano ai margini, del tossicodipendente, del carcerato, di chi commette i reati più incomprensibili e gli errori più grossi, di quelli contro cui l’uomo comune direbbe ‘in fondo, se l’è andata a cercare’. Amava gli altri, gli 'ultimi della fila' ed era convinto che la vita di un uomo è sempre più importante dei gesti che compie.

Oggi mi rimane questo e un’altra cosa: il suo impegno sociale è poca cosa in confronto ai compromessi che ha costantemente cercato di non fare andando ‘in direzione ostinata e contraria’ al potere. “E le mie parole continueranno a volare: anche se sarò sotto terra non sarò morto”. Visto che tu ci credi nel ‘dopo’ e un tempo ci credevo (di più) anche io, vorrei che fosse così la tua morte oltre la vita.

venerdì 3 maggio 2013

Domenico Quirico

http://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Quirico