L’ho sempre pensato che quel volto mi avrebbe dato
soddisfazioni. Prima di leggere qualcosa di Marquez, ho visto qualche sua foto,
l’ho guardato virtualmente in faccia, attraverso qualche ritratto. E mi è
piaciuto. L’espressione che generavano i suoi occhi sorridenti a metà, creava
sollievo al mio margine. E così ho saputo che quello che scriveva mi sarebbe
piaciuto. Forse perché assomiglia a mio padre: la gente con i baffi, in
effetti, mi ha sempre fatto una certa simpatia.
Vivere una vita, "indicando le cose sempre con il dito", senza un nome per ingabbiarle.
La sua solitudine ha fatto diventare la
nostra meno forte: e io, noi, scriviamo per quello.
Buon viaggio Gabo: che tu possa essere ricordato, che la
memoria sia droga, rifugio e libertà.