martedì 11 agosto 2015

A Federica Angeli il Premio Frammartino - A Caulonia per ricordare Angelo


È andato a Federica Angeli il “Premio Angelo Frammartino”, il premio dedicato alla memoria del pacifista italiano, medaglia d'oro al merito civile, assassinato a Gerusalemme durante la sua attività di volontariato in favore dei bambini palestinesi.
La giornalista di Repubblica è stata premiata in quanto “donna coraggiosa, divenuta simbolo di molte delle battaglie, dalle quali dipenderà non solo la credibilità del nostro operare per la pace, ma anche la possibilità di vivere in un mondo più giusto e felice per chi verrà dopo di noi”, come si legge dalle motivazioni dell’assegnazione del premio.
Federica Angeli vive da due anni sotto scorta per aver denunciato i clan Spada, Triassi e Fasciani “fortemente” sospettati di essere entrati nel tessuto economico di Ostia, per spartirsi tutti gli affari possibili. Alla cerimonia di premiazione, che si è svolta nel parco dedicato proprio ad Angelo Frammartino, hanno preso parte altre due donne straordinarie come Adriana Musella e Luisa Morgantini. 
Adriana Musella è la figlia di un uomo fatto fuori dalle cosche calabresi negli anni ’80, che trasformando giorno per giorno il dolore in forza positiva, ha creato un’associazione: "per me l'antimafia è un sentimento", come ci racconta durante il suo toccante intervento.
Luisa Morgantini, protagonista della vita politica italiana, simbolo della lotta per la tutela dei diritti, è stata vicepresidente del Parlamento europeo e il suo nome circola ogni anno quando si parla di assegnare il premio Nobel per la pace. Gira il mondo intero, dall’America latina - come ricorda quando ci racconta dei suo viaggi in Perù - fino al Medio Oriente: “poi è arrivata la Palestina e non l’ho più abbandonata”. È stato in occasione delle stragi libanesi dei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila che Luisa Morgantini ha abbracciato definitivamente la causa palestinese, dedicando la sua intera vita a raccontare di come, a poco a poco, Israele stia rubando la terra ai palestinesi, proprio lì dove perse la vita Angelo.
“La pace è difficile, è una parola abusata”, dice la Morgantini e lo ricordano anche la Musella e Federica Angeli, orgogliosa di stare accanto a queste due grandi donne.
La giornalista romana, classe ’75, ci racconta di quando è stata sequestrata
per ore, dal boss Spada, insieme a due giovani operatori, presso lo stabilimento Orsa Maggiore ad Ostia. 
Poco felice di aver ricevuto una giornalista che voleva indagare su come fossero arrivate le concessioni per gli stabilimenti balneari e di come invece fossero sparite, improvvisamente, quelle della gestione precedente, il boss l'aveva pregata di smetterla e di tornare ad occuparsi di altro.

Dopo essersi infiltrata nelle gare clandestine dei pitbul a Roma e nei party a base di sesso e cocaina, la Angeli ha condotto varie inchieste, anche rischiando la vita ed è per questo che il premio è toccato a lei, ad una donna, prima che ad un giornalista, che ha avuto il coraggio delle sue idee, della verità. “Vivo da due anni sotto scorta”, ci racconta durante il suo intervento. “Una notte, sento degli spari, mi affaccio alla finestra e riconosco benissimo alcuni appartenenti alla famiglia Spada che ormai conoscevo bene per via delle mie inchieste”, racconta.
Non ci pensa due volte, nonostante la contrarietà del marito. “Andate dentro e chiudete le serrande perché lo spettacolo è finito”, intima il boss dopo aver compiuto il crimine.
Tutti rientrano, spaventati e abbassano le serrande. Lei non ci sta. “Dove vai, fermati, abbiamo tre bambini”, racconta Federica Angeli, quando ci spiega di come il marito avesse inutilmente tentato di persuaderla a non denunciare i criminali nel tentativo di proteggere sua moglie. “È proprio perché abbiamo tre bambini che io non posso abbassare quella serranda e devo denunciarli”. È in quel gesto, è nel non abbassare la serranda, è in quell’omissione doverosa, che la Angeli ha dimostrato di essere una professionista rigorosa e una donna sopra le righe.
C’è, infine, spazio per gli interventi dal pubblico. C’è una persona, appassionata, in particolare, che non riesce a stare nella pelle perché ci tiene a ricordare che quel giorno, il 9 agosto, molti anni fa moriva Antonino Scopelliti - giudice antimafia del calibro di Falcone e Borsellino, fermato da un fucile di ritorno dal mare - che ha invitato tutti gli antimafiosi ad unirsi per battere la mafia, rivisitando l’invito di marxiana memoria; e c’è invece chi racconta, con sdegno, come Rossella Casini, donna calabrese barbaramente uccisa e fatta a pezzi letteralmente dalla mafia, non venga ricordata da nessuno e di come sia lo ‘ndranghetismo, quell’atteggiamento maschilista e retrogrado, a fare più male a questo paese della ‘ndrangheta stessa. 

Il premio è stato dato, in passato, a personalità del calibro di Nicola Gratteri, pubblico ministero antimafia, a Fabrizio Gatti, altro grande giornalista, a Federica Angeli, quest'anno e, in futuro, a tutti coloro che potranno essere considerati degni testimoni dell'invito di Angelo, l'invito "a fare l’amore con la non violenza per partorire la pace dal grembo della società”.