venerdì 23 maggio 2014

Oggi e sempre ... 23 maggio



L'antimafia mi sembra un po' come un sport. Che bisogna dire che la mafia è cattiva perché fa bene alla salute e alla reputazione. Poi in fondo è sempre la solita storia del "predicare bene e razzolare male" perché in fondo si continua ad insegnare ad essere furbi e non giusti. Di una cosa, infatti, credo che ormai siamo tutti certi: la mafia è il dispositivo del potere e non la rozza articolazione delle 'ndrine che lottano per il predominio sul territorio.

Così come l'anno scorso, anche quest'anno, il 23 maggio, avevo deciso di non scrivere nulla. Mi sembrava una banalizzazione delle cose: scrivere qualcosa come fanno tutti, adeguarsi.
Ma il silenzio ma non mi sembra neanche una via da percorrere: fare finta di nulla annienta chi ci crede davvero, cancella quelle frasi che si trasformano in azioni quotidiane.
Sono soprattutto le persone più intelligenti, più lucide, ad adottare la tecnica del silenzio o, addirittura, della critica verso chi ricorda.
Ma del silenzio non so che farmene soprattutto se si trasforma in un modo per pulirsi la coscienza, un modo per dire "almeno io sono coerente".

E allora non avremmo dovuto piantare quell'ulivo nel 1993 a Crotone in via Giacomo Matteotti. Quell'ulivo, di concreto, fa poco, sta lì fisso, da anni, per ricordare. Solo per quello. Il valore della memoria sta tutta lì, o meglio, inizia da lì. Per ricordare e trasformare in gesti spontanei ciò che oggi dobbiamo obbligarci a fare: pensare in termini di bene comune. Un giorno ci verrà naturale.

Per adesso, mi accontento di utilizzare queste parole come una sana persecuzione quotidiana che ci faccia venire milioni di sensi di colpa quando a prevalere sia il benessere individuale e non collettivo.






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