Si
tratta del figlio di Graciela Alicia Romero e Raúl Eugenio Metz, due attivisti del Partito rivoluzionario dei lavoratori rapiti nel dicembre 1976
Per tutta la vita, Adriana Metz ha cercato suo fratello senza mai smettere di credere che un giorno lo avrebbe incontrato. Pochi giorni fa, ha potuto finalmente abbracciarlo, restituendo senso a una ricerca durata più di quarant’anni.
Adriana non aveva mai conosciuto suo fratello perché era stato rapito dal regime argentino di Videla dopo che sua madre, Graciela Alicia Romero, lo aveva dato alla luce nel 1977, in un centro di detenzione dove era clandestinamente reclusa a causa del suo attivismo politico.
Il fratello di Adriana è uno dei cinquecento nipoti sottratti alle loro legittime famiglie biologiche, nonché l’ultimo ritrovato in vita al quale è stato possibile restituire un’identità, e una storia.
L’annuncio del ritrovamento arriva il 7 luglio dalla pagina Instagram delle Abuelas del Plaza de Mayo,
le attiviste simbolo della lotta contro il regime che hanno dedicato la loro esistenza
alla ricerca dei nietos apropiados: l’uomo è il nipote numero 140. E anche se ne mancano ancora centinaia all’appello bisogna festeggiare, poi si
penserà agli altri perché “la identidad florece siempre”, come scritto dalle nonne attiviste con una fiducia nella verità
e nella giustizia che dura da 47 anni.
Estela de Carlotto, presidente delle Abuelas, entra trionfante e colma di gioia nella sala dedicata alla conferenza stampa
convocata all’Esma, il centro clandestino di detenzione e tortura di Buenos Aires,
simbolo del terrorismo di stato, dove vennero tenuti in arresto, torturati, e
fatti sparire la maggior parte degli oppositori politici del regime. Il centro è
attualmente la sede della Casa por la Identidad e rappresenta la rinascita
e la difesa della memoria di quel periodo terribile della storia argentina, a
cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, nonostante un certo
negazionismo stia cercando di riscrivere una parte di quella vicenda.
Accanto alla presidente ci sono anche Manuel Gonçalves Granada,
segretario esecutivo della Commissione nazionale per il diritto all’identità
(CoNaDI), e Adriana Metz che non sta nella pelle dalla felicità: «Anche se ho
sempre lavorato per trovarlo, non mi ero mai immaginata come sarebbe stato quel
giorno. Grazie alle Abuelas per averci insegnato che la ricerca è collettiva e
che dobbiamo continuare per quei trecento nipoti che mancano a tutti noi».
Chi erano Graciela Alicia Romero e Raúl Eugenio Metz, i genitori del nieto
140
Il nipote ritrovato – che ha avuto modo di incontrare sua sorella Adriana,
ma che non si è ancora presentato alla stampa per motivi di privacy – era
figlio di Graciela Alicia Romero e Raúl Eugenio Metz, militanti del Partito
rivoluzionario dei lavoratori; nell'ottobre 1975 i due avevano avuto Adriana, la
loro primogenita.
Raúl, che lavorava nelle ferrovie a Bahía Blanca, aveva subito un primo
tentativo di rapimento sul posto di lavoro che lo aveva spinto a trasferirsi con la
famiglia a Cutral Có, in provincia di Neuquén, dove aveva trovato lavoro in una
ditta edile.
Il sequestro
Il 16
dicembre 1976 un gruppo d’azione composto da esercito e polizia di Neuquén fece
irruzione nella casa dei due attivisti. Raul e Graciela vennero sequestrati. In
quel momento, Graciela era incinta di cinque mesi. Da quanto risulta, la donna
avrebbe partorito il 17 aprile 1977 presso l’Escuelita di Bahía
Blanca, il centro clandestino dove era detenuta; il bambino le
sarebbe stato sottratto con violenza e dato in adozione.
La desaparicion degli oppositori
politici e il rapimento dei nietos
Il fratello di Adriana si aggiunge agli altri 139 casi di nietos
restituidos di cui si appropriò la giunta militare insediatasi con un
colpo di stato il 24 marzo 1976 e che si rese responsabile di una delle più grosse
e sistematiche violazioni dei diritti umani: decine di migliaia di attivisti politici vennero rapiti, imprigionati in maniera clandestina, torturati e fatti sparire. Si contano circa 30mila desaparecidos,
persone scomparse il cui corpo, in molti casi, non è stato mai ritrovato, e cinquecento
bambini rapiti.
Così come accaduto a Graciela Alicia Romero, le attiviste incinte subivano la
sorte più crudele: tenute in vita fino al parto, i loro figli venivano dati in
affidamento ad altre famiglie – in alcuni casi proprio alle famiglie degli
stessi torturatori –, grazie a false attestazioni di nascita; poi, le madri
venivano uccise nei famosi “voli della morte”, la pratica di
sterminio che prevedeva di eliminare gli oppositori politici lanciandoli,
spesso ancora vivi, nelle acque del Río de la Plata o dell’Atlantico.
Gli attacchi alle associazioni che si battono per la verità
e la giustizia
L’ultimo ritrovamento s’inserisce in un contesto sociale difficile,
scandito da tagli ai finanziamenti destinati alle associazioni che si battono
per la tutela dei diritti umani, e continui attacchi alle politiche per la
verità e la giustizia da parte di Javier Milei. Il presidente argentino è
apertamente un negazionista della dolorosa vicenda storica che ha portato alla
sparizione forzata di decine di migliaia di persone.
Di recente, le Abuelas hanno denunciato il commissariamento
del Banco nazionale dei dati genetici (BNDG), deciso da Milei per
ostacolare il riconoscimento delle origini dei bambini sottratti dalla
dittatura. E questa è soltanto l’ultima di una serie di azioni contro la
memoria, come lo smantellamento della Commissione nazionale per il diritto
all’identità e, in particolare, proprio dell’unità speciale che aveva accesso
agli archivi statali.
Mancano ancora 300 persone all’appello
«Con il ritrovamento del nipote 140 confermiamo ancora una volta che i nostri
nipoti sono tra noi e che, grazie alla perseveranza e al lavoro costante di
questi quarantasette anni di lotta, la verità verrà alla luce», ha concluso
Estela de Carlotto ricordando che mancano all’appello ancora 300 persone.