martedì 1 luglio 2025

Cuba, proteste contro il Tarifazo

Gli studenti scendono in piazza contro l’“apartheid digitale”, l’aumento delle tariffe  internet deciso dalla monopolista Etecsa. Il governo fa concessioni, ma partono denunce e la repressione si fa sentire

di Luisa Foti

A Cuba internet è una questione di classe che separa chi può permetterselo da chi ne è tagliato fuori per i costi esorbitanti delle nuove tariffe: il 30 maggio sono entrate in vigore le nuove offerte per accedere al web annunciate da Etecsa, l’azienda che detiene il monopolio delle telecomunicazioni.

Da strumento per comunicare, studiare, lavorare e mantenere i contatti con il mondo esterno in un Paese sempre più isolato e colpito da una profonda crisi economica, internet è improvvisamente diventato un lusso per la maggior parte dei cubani. 

I nuovi pacchetti prevedono costi di connessione altissimi, un tetto alle ricariche in valuta nazionale, e nuove offerte in dollari accessibili solo a chi dispone di valuta estera: in particolare, il costo per 15 giga di internet supera gli 11mila pesos cubani, l’equivalente di due stipendi medi a Cuba. Le ricariche in moneta nazionale sono limitate a 360 cup al mese per 6 giga: si tratta di una soglia minima superata la quale le ricariche devono essere effettuate in valuta estera o a prezzi altissimi in cup.

Dopo l’annuncio dei rincari, studenti e professori si sono opposti alla decisione del governo: le proteste sono esplose tra i corridoi della facoltà di matematica dell'università dell'Avana e si sono estese in tutto il Paese. Gli universitari hanno organizzato scioperi e boicottaggi delle lezioni, hanno chiesto la revoca delle nuove tariffe e un dialogo con le autorità.

Come si legge dal quotidiano indipendente online 14ymedio, a Cuba non si vedeva una tale indignazione dal 2021, quando il governo aveva soppresso il cuc – il peso convertibile in dollaro – lasciando in circolazione solo il cup, la moneta non convertibile sul mercato internazionale, in un contesto già reso difficile da crisi economica, pandemia e carenza di beni essenziali. La misura aveva contribuito a un’impennata dell’inflazione, aggravando le condizioni di vita e rendendo ancora più difficile accedere a prodotti venduti solo in valuta estera.

Nemmeno gli apagones – i continui blackout –, né la mancanza di medicinali o di cibo erano riusciti a smuovere le proteste. Limitare l’accesso a internet ha avuto un impatto profondo nelle coscienze degli studenti: rendere il web praticamente inaccessibile impedisce di avere uno spazio di libertà di cui i cubani necessitano per esercitare i loro diritti fondamentali, oltre a costituire un grosso danno economico per tutte le aziende che si basano sempre più su tecnologia e trasformazione digitale.

In seguito alle proteste contro quello che è stato definito un regime di “apartheid digitale”, il governo cubano ha fatto un piccolo passo indietro: Tania Velázquez Rodríguez, vicepresidente di Etecsa, che si era inizialmente difesa definendo l’aumento come una “misura necessaria”, ha annunciato alcune eccezioni in favore di studenti e altri settori durante il programma radio-televisivo Mesa Redonda. Secondo le nuove tariffe agevolate, gli studenti potranno accedere a pacchetti fino a 12 giga a un costo di 720 cup, rispetto a quanto invece previsto per gli altri piani, e cioè 15 giga a circa 11mila cup. Le università e il settore sanitario avranno accesso gratuito a internet. 

I costi, però, rimangono elevati per molti studenti, e la differenza di trattamento tra categorie di cittadini rischia di accentuare le disuguaglianze nell’accesso alle risorse digitali; e infatti, le aperture del governo non sono bastate: un gruppo di studenti di giurisprudenza dell'università di Holguín, capoluogo dell’omonima regione situata nella parte orientale dell’isola, ha presentato una denuncia accusando l’azienda di violare i termini contrattuali e i diritti costituzionali, in particolare il diritto all’informazione e all’educazione. 

Uno degli universitari promotori della denuncia contro Etecsa, René Javier, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook la denuncia in cui definisce l’aumento unilaterale delle tariffe una misura classista e contraria al diritto. 

Secondo i denuncianti, la decisione di Etecsa tradisce gli ideali della rivoluzione per aprirsi alla “crescente dollarizzazione dell’economia cubana”, oltre ad aggravare il divario tra i vari settori della società in cui nessuno percepisce lo stipendio in dollari o in altra valuta straniera. 

La Feu (federazione studentesca universitaria) che ha sempre avuto una posizione più vicina al governo e che non ha voluto sostenere la denuncia, ha diffuso un comunicato per invitare tutti alla calma e a trovare soluzioni per l’intera comunità. Per dare seguito alle dichiarazioni, la federazione ha promosso la creazione di un gruppo di universitari incaricato di interfacciarsi con Etecsa per individuare soluzioni. L’iniziativa però appare più come un gesto simbolico dal momento che l’azienda ha già escluso ogni ulteriore revisione delle misure adottate. Gli studenti della facoltà di storia e filosofia dell’università dell’Avana hanno chiesto le dimissioni del portavoce della Feu, Ricardo Rodríguez González, giudicato non più in grado di rappresentare i veri bisogni degli universitari nella crisi del tarifazo, come è stato ribattezzato il discusso rincaro delle tariffe internet.

Il Presidente Miguel Díaz-Canel ha dichiarato che “i nemici della Rivoluzione” intendono manipolare l’opinione degli studenti universitari sulle recenti misure adottate da Etecsa, con l’obiettivo di promuovere il sovvertimento dell'ordine pubblico a Cuba; ha poi lodato organizzazioni come la Feu e l'unione dei giovani comunisti che, a suo dire, avrebbero manifestato pacificamente la loro disapprovazione. 

Nei giorni successivi, il governo ha avviato le prime misure repressive: come si apprende dalla pagina Facebook dell'Osservatorio per la libertà accademica, agenti in abiti civili si sono presentati nei campus per sottoporre diversi studenti a interrogatori in quanto accusati di controrivoluzione e di essere sostenuti da agenti esterni per sovvertire il regime cubano.

In un video diffuso dall’Osservatorio una ragazza racconta che alcuni funzionari del DTI, uno degli organismi di repressione del dissenso più temuto sull’isola, si sono presentati a casa sua senza preavviso per intimidire la sua famiglia.

Intanto accademici, artisti, giornalisti e intellettuali cubani hanno condiviso una lettera per supportare le proteste studentesche. “Per la prima volta dopo decenni – si legge – gli studenti cubani, onorando le antiche tradizioni repubblicane (…) hanno alzato la voce contro gli abusi (...). Questo li ha resi obiettivi della macchina repressiva del regime, che ha già avviato una campagna di manipolazione informativa”.

L’appello finale è rivolto alla comunità internazionale: “Difendete studenti e professori” contro “possibili persecuzioni come quelle impiegate durante le proteste di luglio 2021, per le quali centinaia di persone sono ancora in prigione”.



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