L’incontro alla Casa Bianca tra Zelensky e Trump non è solo
un disastro diplomatico mai visto, ma è un’umiliazione architettata tramite una
tecnica specifica: il gaslighting, e cioè la manipolazione politica e giuridica
del presidente degli USA, posta in essere con la complicità di Vance e di tutti
quelli che credono che il nomos – ossia la legge, il diritto, la giustizia – debba
andare indietro alla sua radice etimologica nemein, che significa in
primo luogo “prendere, conquistare”.
Guardare al diritto attraverso l’atto primigenio della
conquista-appropriazione è una visione che nel tempo l’umanità ha provato ad
abbandonare, per dare alla legge il compito di limitare la guerra di conquista e
le aggressioni alla sovranità e all’integrità territoriale degli Stati; in
poche parole, di limitare la legge del più forte fisicamente e militarmente.
Il diritto affonderebbe le sue radici nell’appropriazione (violenta)
della terra e ieri, in quell’incontro, Trump e Vance hanno incarnato questa
visione, bullizzando Zelensky e calpestando la memoria di tutte le vittime
della guerra in Ucraina.
Per capire da dove arriva questa visione del mondo, vi consiglio di leggere Le
categorie del Politico di Carl Schmitt e poi – anzi prima – Diritto e conflitti di Gaetano
Azzariti, mio maestro e grande studioso del controverso filosofo tedesco (vedi
pp. 282 e seguenti).
Provate poi a pensare a Gaza: questo stesso paradigma può infatti
applicarsi anche alla Striscia e, in generale, alla questione palestinese dalla
Nakba in poi, con la cacciata dei palestinesi dalle loro terre.
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