In un articolo uscito sull'Atlantic, Aziz Huq, professore di diritto costituzionale all'università di Chigaco, ha spiegato l'importanza delle opinioni dissenzienti dei giudici della Corte Suprema
“Con tutto il rispetto, dissento”.
Con la consueta formula di rito, Sonia Sotomayor chiude la sua dura opinione dissenziente nella causa Department of Homeland Security v. D.V.D. del 3 luglio 2025, circa la deportazione di migranti verso paesi terzi e, in particolare, nel Sud Sudan, senza notifiche né garanzie minime di processo facendo un'evidente violazione del quinto emendamento, del diritto internazionale e delle stesse regole procedurali della Corte.
Nel linguaggio tecnico della giustizia costituzionale americana, la disssenting opinion è lo strumento con cui un giudice prende le distanze dalla decisione adottata dalla maggioranza dei giudici della Corte Suprema motivando nel dettaglio le ragioni giuridiche che impediscono di aderire al verdetto.
Nella sua opinione in dissenzo, Sotomayor accusa il Governo federale e la Corte Suprema di calpestare lo Stato di diritto. “Il Governo vuole fare una cosa concreta: deportare otto cittadini stranieri da Djibouti al Sud Sudan, dove rischiano tortura o morte”.
L’ordine di sospensione della Corte, emesso nell’ambito del cosiddetto Shadow Docket, e cioè un provvedimento urgente e non motivato nel merito, ha permesso all’amministrazione Trump di ignorare una precedente ingiunzione federale. E la Corte, scrive Sotomayor, “non chiarisce nulla, lascia il tribunale distrettuale senza alcuna guida, e consente al Governo di continuare a ignorare le fondamenta del diritto”.
La dissenting opinion della giudice Sotomayor non è isolata. Negli ultimi anni, e in particolare durante il secondo mandato di Donald Trump, le opinioni dissenzienti dei tre giudici liberal della Corte Suprema, Kagan, Sotomayor e Jackson, hanno cambiato natura e funzione: non si limitano più a esprimere un disaccordo giuridico formale ma sono diventate - come spiega Aziz Huq in un recente articolo su The Atlantic, “un grido d’allarme” - un’azione di resistenza istituzionale contro una maggioranza che “non gioca più secondo le regole del diritto costituzionale”.
Nel suo editoriale, The Court’s Liberals Are Trying to Tell Americans Something, Aziz Huq analizza come queste dissenting opinions, pur diverse nello stile, convergano su un punto: la maggioranza conservatrice della Corte non sta semplicemente interpretando diversamente la legge. Sta smantellando i presupposti stessi dello Stato di diritto.
“Le loro critiche all’incoerenza, alle contraddizioni interne e all’offuscamento dei fatti - scrive Huq - servono tutte a dire una cosa: il vecchio gioco del diritto è finito. Siamo in un altro mondo”.
Ogni giudice, come spiega Aziz Huq, ha il suo stile e si concentra su specifici elementi per denunciare la parte conservatrice della Corte Suprema.
La giudice Kagan usa uno stile giuridico più tradizionale, ma sempre più duro: denuncia una Corte che “scrive le sue regole” e compie “una presa di potere”.
Le dissenting opinioni della giudice Sotomayor colpiscono per la denuncia morale e politica: “Nessun diritto è al sicuro”, ha scritto la giudice anche in un’altra opinione sul tema della cittadinanza - “quando la maggioranza favorisce l’amministrazione per motivi politici”.
Jackson, infine, si spinge oltre, intrecciando diritto e storia: nella sua dissenting opinion sul caso dell’affirmative action, costruisce una narrazione che collega gli effetti della sentenza alle “ferite sanguinanti del nostro passato razziale”.
In un altro passaggio, commentando la stessa decisione sullo ius soli, Jackson ha definito il tentativo di Trump di riscrivere il principio della cittadinanza per nascita come una “minaccia esistenziale allo Stato di diritto”.
Ci si chiede a che cosa servano queste opinioni espresse in dissenso rispetto alla maggiornza: come spiega Huq, storicamente, le opinioni dissenzienti hanno avuto scarso impatto immediato, ma in un contesto di disgregazione democratica e sfiducia istituzionale, il loro ruolo è diventato ancora più cruciale: “Non cambieranno le menti di ideologi determinati. Ma rappresentano un’estrema difesa della ragione, dei fatti e della coerenza logica — valori sempre più marginalizzati nel nuovo ordine giudiziario”.
Quelle dei giudici liberal, oggi sono il tentativo disperato e lucido di salvare ciò che resta della legalità costituzionale.
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